La gazzetta del mezzogiorno (p. 6) 6-02-2012
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- Publication date
- 2012-02-06
- Topics
- la gazzetta del mezzogiorno, remigio ferretti, raffaele nigro, bari, monopoli, puglia, mezzogiorno, remigio, ferretti, puglia, monopoli, bari, raffaele, nigro
- Collection
- opensource
- Language
- Italian
Remigio Ferretti tra Orazio e Moro
Dieci anni fa moriva Remigio Ferretti, docente, intellettuale e poeta. Una laurea in lettere alla Sapienza e una in giurisprudenza a Bari con Aldo Moro, del quale avvertirà l'influsso nella dirittura politica. Sarà infatti consigliere comunale democristiano e sindaco di Monopoli tra il 1961 e il '70. Passione politica che sarà, come talora accade, fonte di infelicità, bilanciata dalla passione poetica che gli sarà di consolazione e di sfogo. I primi componimenti risalgono all'immediato dopoguerra, la prima raccolta al 1948, col titolo Quaderni di poesia. C'è in quei versi l'amarezza di chi ha troppo fresca la memoria della guerra e troppe letture di scuola. Così che per una prova matura bisognerà aspettare il 1965, con Ballata al Vespro. "Si sgranano/ lungo la china vorace/ le perle degli anni" scrive Ferretti,per raccontare il Vespro dell'esistenza in tanti che si sono allontanati dalla vita e con richiamo a Quasimodo lamenta: "A.l largo, soli/ restiamo". Cardarelli, Bontempelli e Ungaretti sono nella sua poesia, con l'attenzione per la parola scolpita ed ermetica e nei temi per la malinconia del vivere propria del novecentismo: "sogno e vita sono/aridi bracci d'una stessa croce". L'esistenza oscilla tra noia e dolore,il dolore delle violenze, la noia dei giorni troppo uguali: "Noia,compagna esangue, /fedele, silenziosa". E ancora, "la mia casa/ è una piaga che sanguina". Ha sperato con la politica dei nuovi governi di risorgere a nuova esistenza, ma l'inganno si nasconde proprio nella vita e nei rapporti tra gli uomini. Tuttavia dalla disperazione laica del '900 Ferretti si allontana, a salvarlo sono gli studi, i rapporti con la storia e con un microcosmo di creature che vengono a popolare i suoi versi, formiche, uccelli di passo, gusci di noci, gabbiani, gaggie. A salvarlo è la presenza di Dio: "Dammi voce,Signore,/e sia spiraglio,segno,/viva testimonianza/che un giorno non lontano/noi avremo il Tuo volto".
VERSI - Sulla stessa linea si pongono i versi de L'uomo sul filo, edito da Schena nel '74. Il "Carnevale pallido" che apre la raccolta rinvia a Montale nell'ossimoro tra la festa e i coriandoli che non potranno portargli la gioia, a causa della morte di un amico. E' finita l'angoscia della guerra e ormai viviamo a metà strada,come funamboli che praticano "l'equilibrio difficile/ tra cielo e terra,/ tra sorriso e pianto". Perché i sogni che abbiamo accarezzato si sono fatti illusioni. A chiusura della raccolta Ferretti collocava alcune traduzioni da Orazio, amore mai dismesso di un uomo che si era a lungo speso nei licei e che si stava allora spendendo per la storia patria e in specifico per la riscoperta di un poeta della propria città,Muzio Sforza. Lo Sforza aveva pubblicato nel 1589 a Venezia, dove era venuto a vivere nel 1584 lasciando Conversano o la natia Monopoli, una Oratione fatta in morte della illustre Signora Portia Sforza D'Affatatis. Con Prospero Rendella e Camilla Querno era una delle glorie del pre e post rinascimento pugliese. Ripubblicando l'Orazione dello Sforza per le edizioni Levante nel 1981 Ferretti spiegava che era necessario far "uscire dall'ombra" il nostro mondo letterario. Porzia, sposata ad Antonio Sforza fratello di Muzio,era stata colta da morte prematura. A una settimana di tempo era morta sua sorella Isabella. Per consolare il padre Macedonia per la perdita delle due figlie, ed essere vicino a suo fratello Antonio, Muzio componeva un Compianto in distici elegiaci nel quale tesseva le lodi di Porzia ricorrendo a una mitologia e a paralleli col mondo classico. Fatti e figure che restarono così impressi nel cuore di Ferretti da tornare in due saggi apparsi in "Monopoli nel suo passato", periodico edito a partire dal 1984 e diretto da Angelo Menga.
ORAZIO - Nel 1983 usciva una terza raccolta di versi, Clessidra, ancora per Schena. Ferretti traduce dal poeta di Venosa e poi da Alceo, Saffo e dai francesi Valery e Gautier. Continuava a seguire il consiglio del suo maestro Gregorio Munno "che spesso mi esortava a tradurre tutte le satire di. ... Orazio che mi era congeniale". Si faceva prefare da Michele Dell'Aquila, accompagnare dai disegni di venti pugliesi capeggiati q dal senatore Luigi Russo. L'uomo vive stagioni che si ripetono al modo in cui la clessidra rovesciata misura stesse frazioni di tempo. Con la maturità si mescolano ragione e sentimento e le passioni sopite tornano a tumultuare: "le trance d'esistenza che vaporano... riemergono puntuali" .. Al classicismo ermetico si sostituisce una cantabilità mutuata da Prévert, mentre il corpo risorge di fronte alla bellezza che è "eterna Primavera" e aspetta "il suo big-bang privato". Il poeta confessa le proprie debolezze la sensualità tornata, e centrale anche nella successiva raccolta, Le mie mani, del '95, prefata da Francesco Tateo e chiusa da traduzioni da Catullo, Prévert e Orazio. Il sempre presente Orazio,qui con una satira scopertamente autobiografica che giustifica le nuove passioni di Ferretti e all'accorata immagine delle mani che vogliono ancora carezzare e stringere la bellezza.
- Addeddate
- 2019-09-17 15:02:34
- Identifier
- lagazzettadelmezzogiorno2012-02-06_p.6
- Identifier-ark
- ark:/13960/t0vr0v81j
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- 2012
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